giovedì 19 novembre 2009

Il "bello" della vita non di certo...amaro!

http://ping.fm/Wk1B2
Oggi vorrei intavolare un discorso non proprio facile, sia come argomento che come interpretazione, il "bello". Ovviamente, mi riferisco non al più "figo" della classe, nè tanto meno al più attraente della comitiva, ma al bello inteso come interpretazione, percezione ed acquisizione del vero nell'Arte.
La Bellezza è la qualità o capacità puramente intellettiva, di vedere le cose sotto una luce positiva. Positività unilaterale, poiché ciò che ai nostri
occhi appare "Bello", il più delle volte non lo è per altri, addirittura non lo è per l'oggetto del nostro interesse, nel caso di un concorso di bellezza.
Ma esiste un metro di paragone per individuare il bello? Ripeto. il paragone è del tutto soggettivo. Però. se un giudizio positivo nell'interpretazione di un'opera ci viene da personaggi famosi o luminari nella critica artistica, allora inevitabilmente, si cerca di avvicinare il bello (soggettivo) al bello (universale). Ma questo aspetto dualista Bello (soggettivo) e Bello (universale) è sempre scaturito da un giudizio soggettivo, anche se ispirato, è pur sempre un aspetto conoscitivo personale, che se confrontato con altre opere, anche queste considerate "belle", deve corrispondere a delle qualità intrinseche, le quali prese una ad una danno un risultato positivo solo se accomunate e confrontate con e fra esse, rispetto al "bello" (universale). Mi spiego meglio con un esempio: io faccio un quadro, magari lo rendo interessante mettendoci, che sò un nudo femminile o un paesaggio marino. Ma non basta l'aspetto puramente esteriore per creare quella positività che ci viene dal "bello", bisogna che questa immagine da me riprodotta, abbia un "qualcosa" che lo renda il più possibile vero, autentico, come lo sono i sentimenti. Di questi ultimi, sicuramente noi non possiamo mutarli e celarli, ma sicuramente esternarli si, nel giudizio. L'opera ci trasmette dei colori, delle forme e queste percezioni accendono in noi dei ricordi e da questi nascono le esternazioni, le quali sono positive o negative. Ma la qualità dell'opera rispondente al maggior numero di esternazioni positive, cioè che riesce ad evocare ricordi e quindi suscitare in noi "spettatori" dei sentimenti positivi, ci danno il "bello"; altrimenti, se un'opera evoca in noi ricordi negativi, la risposta è ovviamente scontata. Comunque, resta ben chiaro che l'opera d'Arte è sempre e soltanto l'interpretazione personale dell'Uomo che cerca di indivisuare e copiare la Perfezione. Di seguito riporto note relative a quanto detto e scritto da pensatori e filosofi nel passato, i quali, riportati brevemente da wikipedia.
"Il bello per Aristotele e Platone è il "Vero". Nell'età moderna, Giambattista Vico afferma un altro criterio, secondo cui il vero è il "fatto" (verum - factum). Dall'unione di questi due criteri ricaviamo la forma occidentale della bellezza, che è inevitabilmente l'arte. Il bello è nell'arte, e la possibilità che la bellezza sia propria della natura è chiaramente esclusa da Kant nella Critica del giudizio dove definisce il bello naturale come "sublime". Essenzialmente, nella cultura filosofica dell'Occidente il bello si definisce in funzione del giudizio che lo esprime, mentre il "bello in sé" è assolutamente chimerico." da http://www.wikipedia.it (concetto aristotelico di Bello)
Ora come è semplice intuire, io nn sono un tecnico del campo, ma penso e se penso ho la possibilità di esternarlo, e se chi legge queste mie parole riesce a ritrovarsi in esse, anche solo nella miù infima parte, per me è un successo, sempre e comunque.
Ricordiamoci sempre, che non siamo soli. Raffaele Vertaglia.

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